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Andrea Pizzardi, CEO Novowood: «La vita media del nostro legno eco-sostenibile supera gli 80 anni»

di Erika Digiacomo
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L’evoluzione del prodotto, sviluppato in collaborazione con l’università di Ferrara, si basa sul metodo OIT, che determina la proiezione della durata di vita presunta del legno composito.

Novowood rappresenta il prodotto di lancio dell’omonima azienda, con sede a Ferrara, nata nel 2022. Un materiale in legno all’avanguardia per i tempi, ecosostenibile, nato in collaborazione con l’Università di Ferrara e inizialmente usato per realizzare i rivestimenti dei pontili. Oggi, il miglioramento del prodotto, diventato un materiale 100% ecologico, è applicato anche per nuovi utilizzi, nell’edilizia ad esempio, per pavimentazioni e rivestimenti esterni. Abbiamo parlato di Novowood con Andrea Pizzardi, CEO dell’azienda.

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Andrea Pizzardi

Andrea Pizzardi come nasce Novowood?

La nostra azienda quest’anno ha compiuto 20 anni. Nasce nel 2002, partendo dalla produzione di un prodotto, “Novowood” appunto, studiato e lavorato in collaborazione con l’Università di Ferrara. Si tratta di un materiale ecosostenibile, molto innovativo e all’avanguardia per i tempi in cui fu elaborato. Inizialmente lo usavamo solo come rivestimento per pontili galleggianti. Si trattava di un prodotto molto particolare, premonitore di quei concetti di ecosostenibilità di cui oggi si parla ampiamente.

Le persone ormai cambiano lavoro frequentemente e questo rende difficile reperire risorse con competenze specifiche

Con il tempo Novowood è stato modificato, adattato alle nuove esigenze del settore e dopo studi e verifiche, ne abbiamo ampliato l’utilizzo arrivando a nove campi di applicazioni: dai pontili all’edilizia per pavimentazioni e rivestimenti da esterno.

In che modo avete lanciato Novowood sul mercato? Avete incontrato difficoltà?

Come dicevo prima, abbiamo allargato le sue applicazioni proprio per ottenere maggiori possibilità sul mercato, a livello verticale. All’inizio è stato molto difficile: il mercato non era pronto a comprendere questa tipologia di prodotto e la sua evoluzione. Non riuscivamo a comunicare le sue proprietà ai fornitori, alle aziende, ecc. Così abbiamo optato per differenti canali di sbocco commerciale: invece di proporre Novowood direttamente al rivenditore o al distributore, che ancora non si fidavano del materiale, siamo passati subito alla vendita diretta. Dall’azienda al cliente finale. Questo percorso è partito attraverso la promozione diretta sul mercato tramite la pubblicità anche digitale o prendendo appuntamento telefonico. Un nostro operatore, poi, si presentava direttamente a casa del cliente che aveva richiesto il prodotto. Quindi non un porta a porta, ma una vendita mirata solo ai diretti interessati.

Restando sull’argomento, quali strategie comunicative avete adottato per dare valore al vostro brand?

Siamo presenti online con il sito, ovviamente anche attraverso i social e poi sempre tramite il lavoro dei nostri fornitori e distributori. Oggi per fortuna il mercato si è aperto, si parla e si investe molto di più sull’ecosostenibilità. Novowood vende sia direttamente al cliente finale, alle imprese e amministrazioni pubbliche, sia tramite intermediari quali rivenditori e distributori. Attualmente l’azienda esporta in 32 Paesi nel mondo e ha avuto una crescita di oltre il 50% all’anno come volume.

Sul fronte invece di innovazione e sviluppo? Quali i progetti futuri?

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Sicuramente l’adozione del metodo OIT. Siamo l’unica azienda italiana ad effettuare la prova di ossidazione attraverso questa procedura, che determina la proiezione della durata di vita presunta del legno composito. Tale procedimento ricrea, in laboratorio, l’ossidazione generata dall’impiego in ambiente esterno aggressivo, producendo un risultato espresso in minuti dal quale si può ricavare una potenziale durata media del materiale. A titolo informativo, sul mercato vi sono prodotti visivamente paragonabili a Novowood che, sottoposti al medesimo test, hanno prodotto risultati allarmanti (talvolta inferiori ai 2 anni di durata media presunta), questo dovuto allo scarso impiego degli additivi presenti all’interno invece della nostra miscela. Il nostro materiale, sottoposto al test, ha prodotto mediamente risultati con valori superiori agli 80 anni. Applichiamo a questi risultati degli indici di sicurezza, necessari per questi tipi di prodotti, ottenendo un valore di durabilità superiore ai 20 anni.

Oggi la variabilità dei prezzi porta gli imprenditori a notevoli incertezze

Sui progetti futuri, c’è da dire che Novowood è ancora un materiale nuovo, quindi uno degli obiettivi è sicuramente quello di avvicinare le persone al prodotto. Come azienda oggi puntiamo ad espanderci in maniera importante sul mercato europeo, vorremmo diventare un punto di riferimento nel settore della produzione del legno composito.

C’è qualcosa che si potrebbe migliorare?

La grande crescita dell’azienda, in poco tempo, ha portato ad una maggiore necessità di personale, dovendo ogni anno, stare al passo con le richieste sempre più esigenti del mercato e il fenomeno del job mobbing, che sta prendendo sempre più piede in Italia, sicuramente non aiuta. Le persone ormai cambiano lavoro frequentemente e questo rende difficile reperire risorse con competenze specifiche, operai specializzati ad esempio, e investire su di loro a lungo termine. Si assiste ad una carenza di professionalità sempre più evidente e nel nostro caso, trattandosi di una produzione molto particolare, diventa un problema trovare persone che conoscano il processo di estrusione del materiale plastico e sappiamo poi passare alla lavorazione del legno.

La fiscalità italiana è inadeguata alle necessità delle piccole e medie imprese

Un’altra problematica è legata alla reperibilità delle materie prime. I costi aumentano e di conseguenza dobbiamo gestire l’aumento dei prezzi, che tuttavia deve essere calmierato per evitare di scaricare a valle, cioè al cliente finale, tutti gli extra. Una difficoltà che può portare anche al blocco delle attività produttive.

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Fortunatamente in Novowood siamo stati previdenti e abbiamo fatto scorta di materiali proprio per evitare simili disagi, ma oggi la variabilità dei prezzi porta gli imprenditori a notevoli incertezze nel decidere di effettuare gli acquisti oppure no. Dubbi generati dal fatto che se oggi, ad esempio, si acquista un materiale a un prezzo, che domani si riduce del 30 per cento, l’imprenditore in futuro non riuscirà più a rivendere quel prodotto, perché costerebbe troppo al cliente. Un’altra falda del sistema economico italiano è poi la fiscalità, ancora totalmente inadeguata soprattutto alle necessità delle piccole e medie imprese, che dovrebbero poter contare su una certa liquidità per programmare gli investimenti futuri, organizzare i magazzini o fare scorte.

 

Erika Digiacomo

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