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La ricerca di Canax per estrarre e purificare la canapa industriale ad uso farmaceutico

di Cinzia Ficco
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Intervista a Fabrizio Faion, CEO di Canax, società specializzata nella creazione di prodotti e ingredienti derivati dalla cannabis sativa per uso farmaceutico, cosmeceutico, nutraceutico e veterinario.

«La sfida è riuscire ad estrarre la maggiore quantità di principi attivi, mantenendone invariate per quanto possibile le proprietà. Questo è un mercato relativamente nuovo, per cui anche gli studi scientifici sono ancora all’inizio, nonostante ormai siano già alcune decine di migliaia. Sapevamo che grazie alle nostre tecnologie e alla nostra esperienza avremmo potuto dare il nostro contributo, specialmente in Italia, dove il settore è ancora agli esordi».

Così Fabrizio Faion, sulla mission di Canax (società specializzata nella creazione di prodotti e ingredienti derivati dalla cannabis sativa per uso farmaceutico, cosmeceutico, nutraceutico e veterinario), che ha fondato nel 2019 con Diego Pullano e Alfonso Botto e oggi guida.

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Fabrizio Faion, CEO di Canax

«Dopo il diploma in Ragioneria – ci racconta Fabrizio – ho conseguito la laurea in Economia e Gestione Aziendale all’Università Cattolica di Milano. Per tredici anni sono stato nel settore immobiliare. In quell’ambito nel 2014 ho fondato la start-up Rentopolis per gli affitti a breve termine. Quattro anni dopo mi sono avvicinato alla cannabis, fondando una app per la consegna di prodotti di Cannabis Sativa (è una varietà di cannabis caratterizzata da un basso livello di tetraidrocannabinolo, meglio conosciuto come THC, noto anche per i suoi effetti psicotropi, ed un livello di CBD più alto) a domicilio e ho iniziato a collaborare con Evolution Bnk per testare alcuni metodi di coltivazione indoor. Poi ho incontrato Diego, esperto di estrazione di Cannabis in California dal 2015, e Alfonso, uno dei massimi esperti di estrazione di principi attivi naturali in CO2 supercritica a livello nazionale e internazionale.

Abbiamo lavorato sulla ricerca per massimizzare il processo di trasformazione della canapa

Siamo partiti, nonostante la pianta non goda di ottima fama. E questo perché siamo convinti che, al contrario, sia ricca di principi attivi con importanti proprietà terapeutiche per l’uomo. Negli Stati Uniti la cannabis viene usata per combattere la dipendenza da oppiacei, spesso causate proprio da farmaci. Inoltre è comprovato che la cannabis sia utile per innumerevoli patologie, dalle più comuni ansia, stress e insonnia, contro patologie reumatiche (artriti, fibromialgia, osteartrosi), fino a patologie anche più gravi come tumori e leucemie. Inoltre la cannabis ha benefici anche a livello gastrointestinale».

Come vi siete organizzati?

«Nei primi due anni ci siamo occupati solo di organizzare la filiera, strutturare l’azienda, studiare il mercato e le legislazioni italiana ed europea che erano in fase di cambiamento. Abbiamo lavorato sulla ricerca per massimizzare il processo di trasformazione della canapa e sviluppare prodotti che avessero al loro interno i principi attivi della canapa uniti ad altri principi attivi naturali. Nel 2021 abbiamo iniziato a vendere bulk di semilavorati specialmente all’estero, dove il mercato dei prodotti a base di derivati della canapa è sicuramente più sviluppato rispetto all’Italia».

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Photo: iStock / chriss_ns

Dopo l’accordo con Exenia Group, società operante dal 1995 nella ricerca e nello sviluppo nel campo delle scienze naturali e specializzata nell’estrazione di principi attivi in CO2 supercritica, il numero dei dipendenti è salito a dodici. E l’investimento più importante è stato quello sugli impianti, specialmente quello di estrazione in CO2 supercritica, una tecnologia molto costosa, ma altamente performante in termini di qualità del prodotto estratto.

«I nostri impianti sono fatti da Separeco, una società italiana che produce quelli che vengono considerati tra i migliori impianti di estrazione al mondo, tanto che le più grandi aziende di cannabis al mondo utilizzano questi stessi macchinari. Di recente abbiamo ordinato un impianto di estrazione in scala industriale. Sarà utilizzato nel laboratorio farmaceutico che stiamo sviluppando e che dovrebbe essere pronto a inizio 2023. Avrà le licenze farmaceutiche per l’estrazione di cannabinoidi. In tre anni, grazie alle profonde competenze di Exenia e Alfonso Botto siamo considerati tra i maggiori esperti nell’estrazione a livello internazionale sia nel settore della Cannabis che di altri principi attivi. Alcune multinazionali ci hanno contattato per sviluppare un processo di riciclo di scarti – materie seconde – per la produzione di ingredienti per i settori cosmetici e nutraceutici».

Il nostro valore aggiunto è rappresentato da un know-how di oltre 25 anni

A sentire il CEO, «il mercato è giovane e di difficile approccio. Oggi solo due importanti aziende farmaceutiche hanno ottenuto la licenza per estrarre CBD farmaceutico. Il nostro valore aggiunto è rappresentato da un know-how di oltre 25 anni nell’estrazione con CO2 supercritica e dal controllo di tutta la filiera, avendo sviluppato una profonda conoscenza della coltivazione della pianta indoor. Utilizziamo, infatti, solo biomassa proveniente da coltivazioni in ambiente controllato, dove la pianta viene standardizzata quanto più possibile, stabilizzando luce, temperatura, umidità e nutrimenti. Tra l’altro, in questo modo, la pianta è al riparo da contaminazioni esterne come metalli pesanti, pesticidi e parassiti. Stiamo sviluppando nuovi e innovativi metodi sia nella coltivazione sia nel post-processing. Merito degli studi che abbiamo sostenuto con alcuni tra i più importanti centri di ricerca italiani».

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Ci sono numeri ed esperienze che possano far passare davvero la Cannabis per la pianta creata apposta per le malattie dell’uomo?

«In Europa al momento la Canapa è in una zona grigia. Essendo inserita nella Novel Food non si possono utilizzare derivati della canapa come integratori e prodotti edibili. Oggi è possibile assumere Cannabis solo sotto prescrizione medica, con un estratto preparato da una farmacia galenica. Questa limitazione sta generando molti problemi per i pazienti. Il prodotto è scarso a livello europeo e la burocrazia per ottenere gli estratti è diventata più farraginosa».

Canax vende ad aziende estere, interessate ad entrare nel mercato dei derivati della canapa.

«Al momento la biomassa viene coltivata da un nostro partner con cui collaboriamo da anni e con cui abbiamo sviluppato dei progetti di R&D. Poi essiccata nel nostro essiccatore a freddo, in modo da non perdere molte proprietà che perderebbe in uno a caldo. In seguito viene prima macinata e poi decarbossilata prima di essere inserita nell’estrattore in CO2 supercritica, dal quale sarà estratto un olio crudo, a sua volta winterizzato e distillato per separare cere e clorofille. Solo così si otterrà un estratto puro (full spectrum)».

In futuro, annuncia il cofondatore, l’obiettivo sarà creare una struttura unica di oltre 6mila metri quadrati dove una parte sarà destinata alla coltivazione indoor (vertical farming), un’altra all’estrazione e un’altra ancora alla produzione di prodotti farmaceutici.

«È un progetto molto impegnativo a livello economico per cui sarà necessario reperire capitali per svilupparlo. Siamo fiduciosi. Del resto il nostro è un lavoro importante, delicato, ma anche affascinante. Ci sono tante persone che potrebbero avere dei grandi benefici dall’utilizzo dei derivati di questa pianta e, purtroppo, non lo sanno per la scarsa conoscenza della materia e i pregiudizi legati ad anni di demonizzazione della pianta. In questo senso va l’altro nostro progetto: creare una Academy per sensibilizzare ed istruire la classe medica e i pazienti».

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Nonostante ormai ci siano decine di migliaia di pubblicazioni scientifiche, gli studi sulla cannabis sono ancora agli albori.

«Stiamo iniziando ora a conoscere bene i due cannabinoidi principali, THC e CBD, ma ci sono decine di altri cannabinoidi minori che devono ancora essere analizzati e le cui proprietà sembrano essere molto importanti. Nei prossimi anni arriveremo a conoscere meglio le reali potenzialità di questa incredibile pianta e sicuramente verranno sviluppati prodotti per la cura di diverse patologie. Come Canax stiamo lavorando in sinergia con due importanti istituti di ricerca, l’Università di Modena e Reggio Emilia. In particolare con la professoressa Federica Pellati che qualche mese fa ha vinto un importante premio in America per i suoi studi sul CBD e la professoressa Carla Ghelardini dell’Università di Firenze. Le nostre ricerche si stanno concentrando sugli effetti che la cannabis ha sulle cellule tumorali.

Abbiamo una tecnologia all’avanguardia che permette di estrarre tutto il fitocomplesso, lasciando inalterate tutte le proprietà: questo ci permette di avere degli estratti di altissima qualità su cui poter effettuare studi con importanti centri di ricerca internazionali.

Di recente Chiara Cavagnero, del nostro team di ricerca e sviluppo, ha svolto con l’Università della Sorbona di Parigi delle importanti analisi sul licopene (scarto dell’industria alimentare recuperato con la CO2 supercritica), sempre in ambito tumorale e, a breve, inizieremo un’altra ricerca più mirata, combinando alcuni principi attivi estratti da noi. Andiamo avanti con grande speranza».

 

Cinzia Ficco

 

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