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Tommaso Ghidini, Agenzia Spaziale Europea: «Ecco le tecnologie per pulire lo spazio»

di Annarita Cacciamani
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Satelliti biodegradabili e stampanti 3D per produrre componenti per astronavi e stazioni spaziali. Parla il responsabile di un team ribattezzato “I Crime Scene Investigation dello spazio”: indagando sugli incidenti e ripulendo l’atmosfera, preparano il terreno per creare insediamenti umani stabili sulla Luna e sul pianeta rosso.

Forniamo supporto ingegneristico a tutte le missioni attuali dell’Esa e prepariamo le tecnologie per le sue missioni future.

L’Homo Caelestis su Marte entro il 2040. È un sogno che allo stesso tempo ci affascina e ci spaventa. Come lo spazio infinito nel quale il nostro pianeta Terra non è che un puntino. Tommaso Ghidini, fidentino, è a capo della Divisione Strutture, Meccanismi e Materiali dell’Agenzia Spaziale Europea (l’ESA), nei Paesi Bassi. Insieme ai suoi collaboratori si occupa di sviluppare tecnologia per fare in modo che missioni spaziali sempre più complesse e importanti vadano a buon fine, garantendone l’integrità strutturale.

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Tommaso, lei è a capo della Divisione di Strutture, Meccanismi e Materiali dell’Agenzia Spaziale Europea. In parole semplici, di cosa si occupa?

Forniamo supporto ingegneristico a tutte le missioni attuali dell’Esa e prepariamo le tecnologie per le sue missioni future. Sostanzialmente forniamo competenze. Lavorare sulle missioni attuali, vedendo anche i problemi che si verificano, ci aiuta a preparare al meglio il futuro. Proprio in quest’ottica, un’altra attività cruciale che svolgiamo è l’investigazione degli incidenti, siamo una sorta di C.S.I. dello spazio! Questo ci fa capire quali errori sono stati commessi in modo da evitare di ripeterli e apprendere da essi per alzare sempre più il tiro verso le stelle.

Qual è stato il percorso di studi e professionale che l’ha portato all’Agenzia Spaziale Europea?

Mi sono laureato in Ingegneria meccanica a Parma, svolgendo però la tesi di Laurea al Centro Aerospaziale Tedesco di Colonia, in Germania. Ho sempre avuto una grande passione per lo spazio e, appena laureato, il mio capo di allora mi ha proposto un dottorato di ricerca sempre al Centro Aerospaziale Tedesco, esperienza questa fondamentale nella mia formazione. Poi ho iniziato a lavorare in Airbus sull’A380, il gigante dei cieli, ma sentivo che il limite di quei 100 chilometri di atmosfera entro i quali si svolge la vita degli uomini mi stava stretto. Così nel 2007 sono arrivato all’Agenzia Spaziale Europea per potermi occupare di ciò che sta al di là dell’atmosfera, e cioè l’Universo tutto e mi sono innamorato perdutamente. All’ESA ho ricoperto diversi ruoli sia ingegneristici che manageriali, fino ad arrivare a quello odierno. Inoltre insegno Processi di manifattura avanzati per applicazioni spaziali e aerospaziali al Politecnico di Milano, faccio parte del CdA di diverse istituzioni e di una start up che si occupa di green economy.

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La tecnologia corre sempre più veloce. Ci può dire quali sono le ultime innovazioni tecnologiche che state sperimentando? Come conciliate tecnologia, etica e sicurezza?

Stiamo sviluppando tecnologie per pulire lo spazio. Negli anni lo abbiamo inquinato con satelliti e stadi di razzi inutilizzati e ora ci sono milioni di detriti con dimensioni che vanno dal millimetro a svariati metri. Occupano le orbite basse e creano problemi alla Stazione Spaziale Internazionale e a tutte le navi e le sonde che ci volano in mezzo o attraverso. Pensate a quanto sarebbe pericoloso veleggiare sui mari del mondo, se tutti i vascelli perduti nella storia fossero ancora alla deriva sulla nostra rotta. I satelliti nuovi vengono dunque creati in modo da non inquinare più: sono “biodegradabili”, cioè al termine della loro vita si sciolgono rientrando nell’atmosfera. Per quanto riguarda invece i detriti presenti abbiamo due strade. La prima: con una sorta di polpo meccanico li afferriamo e li riportiamo verso la Terra facendo in modo che si dissolvano. La seconda, più futuribile: pensiamo di portarli sulla Luna dove diventeranno materiale da costruzione per i futuri insediamenti, dato che pensiamo a missioni lunari sempre più lunghe fino addirittura, in prospettiva, a un insediamento umano stabile. Altra tecnologia importante sono le stampanti 3D per realizzare materiale da usare per le astronavi e le stazioni spaziali in viaggio per la Luna e per Marte poi, o anche a supporto degli insediamenti umani stabili sia sul nostro satellite che sul pianeta rosso.

L’etica è per noi fondamentale perché facciamo missioni che riguardano l’umanità intera e il suo benessere su questo mondo e su tutti quelli che sapremo esplorare. Per statuto l’Esa non fa attività militari, ma persegue l’esplorazione dello Spazio e sviluppa tecnologie e strumentazioni per soli fini pacifici. E questo messaggio lo vorremmo passare ai giovani.

Lo Spazio è un meraviglioso terreno di gioco, da esplorare in pace.

Cerchiamo poi di non inquinare e non parlo solo di inquinamento spaziale ma anche dell’inquinamento generato sulla Terra dai processi produttivi utilizzati per costruire le astronavi e i razzi delle nostre missioni. E anche in questo caso vorremmo essere di esempio per altre industrie con volumi di produzione molto più grandi e dunque con un impatto ambientale ben più significativo del nostro. In più, per la prima volta nella storia, stiamo selezionando un astronauta disabile: il mestiere che viene visto più di tanti altri come riservato ai supereroi, si apre a chiunque abbia le competenze per farlo. Lo spazio è di tutti.

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Per quanto riguarda la sicurezza, abbiamo il programma Copernicus che si occupa della sicurezza della Terra e della nostra vita su di essa. Con una serie di satelliti sviluppati insieme alla EU, acquisiamo informazioni fondamentali sui cataclismi naturali o generati dall’uomo, guidando poi le operazioni di soccorso, e sulla sicurezza di dighe, ponti, scuole, giusto per fare un esempio. Riusciamo a monitorare su scala globale e nel lungo periodo tutte le variabili che dominano i cambiamenti climatici, fornendo dati incontrovertibili ai governi del Pianeta per intervenire efficacemente sul climate change. Non solo, durante il periodo del Covid grazie ai nostri satelliti abbiamo consentito la prosecuzione di attività cruciali della nostra vita: abbiamo mantenuto la forza lavoro e le attività economiche, abbiamo garantito l’educazione dei nostri figli e permesso la medicina a distanza, e abbiamo perfino continuato ad alimentare le nostre relazioni personali, i nostri amori.

Il Sole influisce sul funzionamento di una moltitudine di dispositivi elettronici terrestri, a partire dai computer

Pensando invece alle attività di scienza spaziale, ne menziono una su tutte: la sonda Solar Orbiter per “guardare” e analizzare il Sole dal punto più vicino mai raggiunto prima con strumenti ottici: un vero unicum nella storia dell’astronautica che ci ha già inviato immagini davvero mozzafiato della nostra stella. È una missione di straordinaria importanza perché il Sole influisce sul funzionamento di una moltitudine di dispositivi elettronici terrestri, a partire dai computer, fino alle linee elettriche e i sistemi di comunicazione e navigazione.

L’uomo su Marte. È un obiettivo raggiungibile? La tecnologia sempre più avanzata ci verrà in aiuto?

La risposta è sì. Un sì forte e chiaro. Quando? Intorno al 2040. Stiamo lavorando per superare alcune barriere prima di portare l’uomo su Marte. La protezione dalle radiazioni che sono fortissime. La potenza elettrica per mantenere i sistemi di missione in funzione: dato che ci sono tempeste di sabbia e siamo molto distanti dal Sole, i tradizionali pannelli solari non saranno molto efficaci e stiamo dunque pensando di utilizzare la potenza nucleare. La propulsione: se riusciremo a sfruttare il nucleare anche per i motori delle navi per Marte, ridurremo di 4 volte i tempi di percorrenza. Stiamo facendo missioni robotiche di andata e ritorno che sono importantissime per preparare il viaggio del primo uomo e della prima donna su Marte. Abbiamo trovato il primo lago di acqua liquida con sali minerali, a 5 chilometri di profondità quindi protetto dalle radiazioni. Non abbiamo ancora trovato vita su Marte, ma la presenza di sali minerali in acqua liquida, apre alla possibilità che ci siano microorganismi vitali sul pianeta rosso.

Nel suo libro “Homo caelestis” racconta il rapporto tra uomo e spazio. Quali sono le missioni che avete in programma alle quali guarda con più speranza?

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Per me le più affascinanti sono il ritorno dell’uomo sulla Luna e il suo arrivo su Marte. Oggi andiamo sulla Luna per restarci. Nel 2025 ci porteremo la prima donna e costruiremo una stazione spaziale in orbita lunare in modo che la presenza umana diventi via via sempre più stabile. Sulla Luna testeremo tutte le tecnologie per poter poi andare su Marte, in sicurezza e con procedure validate. L’Homo Sapiens è l’unica specie sulla Terra che si è evoluta talmente tanto da arrivare su altri mondi e qui realizzare insediamenti. La nostra specie sta diventando multiplanetaria. Questo l’Homo Caelestis.

 

Annarita Cacciamani

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