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Umanoide, empatica, multimodale. L’intelligenza artificiale targata QuestIT

di Cinzia Ficco
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Intervista a Ernesto Di Iorio, fondatore e CEO di QuestIT, azienda senese specializzata nello sviluppo di tecnologie per l’intelligenza artificiale. «Essendo operativi 24/7, i nostri assistenti virtuali superano totalmente il concetto di Chatbot perché in grado di assumere forma umanoide e instaurare con i clienti una relazione su base empatica».

 

Ernesto Di Iorio guarda lontano e immagina una Banca dati in cui conservare quello che diventerà il nostro tesoro: un’identità digitale unica, libera di agire in spazi reali, ma anche virtuali, sempre sotto la guida umana.

«È il mio sogno – afferma – e ci sto lavorando con la mia azienda, anche attraverso partner negli Stati Uniti dove l’espressione Intelligenza Artificiale non trasmette le ansie che genera da noi».

Andiamo con ordine e cerchiamo di capirne di più, anche se non è facile stare dietro a un visionario come lui, un ingegnere informatico nato ad Ischia, classe 1980, che all’Università di Siena, dove si è laureato e ha conseguito un dottorato (in logica matematica e scienze cognitive), nel 2007 ha fondato QuestIT, un’azienda specializzata nello sviluppo di tecnologie proprietarie di Intelligenza Artificiale (40 dipendenti e un fatturato che quest’anno supererà i 3 milioni di euro).

«Creiamo assistenti virtuali operativi per 24 ore e sette giorni su sette, che superano totalmente il concetto di Chatbot perché in grado di assumere forma umanoide e instaurare con i clienti una relazione su base empatica. I nostri avatar riconoscono gli stati d’animo del cliente, comprendono dalla sua voce, dalle sue espressioni facciali, dai suoi gesti se è arrabbiato, triste e felice e adeguano la risposta. Sono quindi realizzati per sostenere una comunicazione verbale, ma anche non verbale, quindi multimodale. I nostri assistenti virtuali si basano su sistemi proprietari di NLP, che comprendono il linguaggio naturale attraverso una profonda analisi delle parole e, anche, sistemi di computer vision con cui, tramite l’utilizzo di una webcam, è possibile classificare le espressioni facciali dell’utente. Viene, comunque, garantito il rispetto della normativa europea sulla privacy. Questo li rende realmente capaci di reagire alle richieste degli utenti a più livelli».

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Mentre i normali Chatbot finiscono per richiedere l’intervento di un operatore e rispondere in modo secco e freddo, i prodotti di QuestIT sono in grado di instaurare relazioni empatiche.

«Le capacità dei nostri Artificial Human si estendono all’intera esperienza utente: dall’analisi di fattori verbali, para-verbali ed emozionali (Emotion Analysis, Audio signal processing, Computer Vision) alla generazione di risposte comportamentali, grazie a tecnologie evolute quali: NLG, Emotion recognition e Full body generation. Le applicazioni concrete? Immaginiamo il cliente di un’azienda che sta cercando il prodotto giusto da acquistare senza averne una conoscenza tecnica. Bene, il nostro avatar o assistente virtuale può guidarlo nella navigazione di e-commerce complessi come se fosse un dipendente che assiste il cliente in uno store. Pensiamo a un cittadino che debba chiedere alla Pubblica Amministrazione un certificato e magari nella stessa giornata abbia tante altre faccende da sbrigare. O ancora, a una persona che voglia sapere se per il suo malessere sia il momento di rivolgersi a uno psicoterapeuta umano e conoscere il tipo di cura da prediligere. Le nostre tecnologie non sostituiscono i dipendenti della PA o gli psicologi. Fanno da supporto all’attività umana».

Un giorno vedremo giudici, psichiatri, insegnanti, giornalisti, psichiatri avatar?

«Sì, potrebbero avere il nostro volto, la nostra voce, i nostri gesti, parlare al posto nostro, ma fungendo da aiuto alla nostra attività umana. Le faccio un esempio: lei un giorno potrà dire al suo avatar di fare al posto suo un’intervista e scriverla. Ma l’umanoide artificiale opererà sempre dietro la sua guida. Le domande che il suo alter ego farà saranno sempre le sue, quelle che lei avrà insegnato a fare. Il controllo finale e la responsabilità di quello che scriverà saranno sempre suoi. E un futuro così non è lontanissimo. Prevedo che tra cinque anni ognuno avrà il suo clone, il suo gemello digitale. Ma questo non significa che avrà un’anima. Nessun rapporto di parità uomo-macchina potrà mai nascere. Il problema è che intorno a questi argomenti c’è molta paura. E sa perché? L’espressione Intelligenza Artificiale sarà un brand proficuo per chi si occupa di media. Ma non è una trovata felice da far digerire. Si dovrebbe insistere sulla complementarietà delle tecnologie che non potranno mai avere vita autonoma rispetto agli uomini. Occorre piuttosto far capire che gli avatar, capaci di rispondere alle nostre emozioni, possono aiutare a fluidificare le nostre relazioni. Sa quante persone riescono a sentirsi meno inibite con una faccina che sorride, parla e non critica, anche se non ha le sembianze umanissime?

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Il nostro umanoide artificiale potrà sicuramente aiutare le persone con disabilità fisiche. Stiamo potenziando il nostro software per supportare persone affette da diversi tipi di disabilità (fisiche e cognitive). In particolare ci stiamo focalizzando sulla comprensione e produzione, attraverso l’avatar, della lingua dei segni, per chi è sordo, perché l’intelligenza artificiale deve essere uno strumento che garantisca inclusività sociale».

La macchina, a sentire Di Iorio, non si stanca mai, commette meno errori, è più veloce e per questo ci permette di svolgere migliaia di azioni in una giornata.

«Immaginiamo il medico di base che ha tanti pazienti e che vorrebbe garantire un monitoraggio continuo e affidabile grazie alle tecnologie di AI. O il customer care di una grande azienda che deve occuparsi di tanti clienti. Con un assistente virtuale tutto diventa più facile».

Programmare il futuro (restando focalizzati sul presente)

Proprio in questi giorni QuestIT ha ufficialmente acquisito il 90% di UPmedia AI Tech & Robotics, company fiorentina specializzata nella progettazione e vendita di sistemi di IA conversazionale basati su totem e robot. «Con il crescere delle funzionalità e dei campi di applicazione – spiega Di Iorio – l’IA è destinata a prendere sempre più spazio all’interno del panorama europeo e mondiale, sia in ottica metaverso e sia all’interno di ambiti più fisici come il retail e la GDO. Con quest’acquisizione puntiamo ad ampliare la nostra offerta: clienti e partner vivranno esperienze phygital di grande impatto e coinvolgenti grazie alle nostre tecnologie».

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Igoodi, la prima azienda che produce avatar fotorealistici in Italia, è già un partner importante dall’anno scorso, mentre risale al 2017 la fusione con The Digital Box. Il primo progetto di QuestIT è stato il clone di un dipendente comunale di Siena, addetto all’anagrafe. Ne sono seguiti altri: il gemello virtuale del mitico presentatore del Palio di Siena. «I campi di applicazioni sono numerosi: non solo sanità e PA, ma anche moda, marketing, vendita online».

Proviamo a catapultarci nel 2027.

«Credo sia facile immaginare un clone digitale a testa, un’identità digitale che potrà essere utile ai nostri eredi. Così, per esempio, se un giorno mia figlia vorrà andare in psicoterapia, e io non ci sarò materialmente più, potrà interagire con il mio avatar, che non avrà solo il mio viso, il mio corpo, ma anche la mia voce. Ma sarà sempre lo psicoterapeuta, il medico che lo guiderà. O pensiamo a tutte le persone care che abbiamo perso. Un giorno potrebbero in qualche modo tornare in vita».  Si studia come creare avatar dei propri defunti da fotografie.

QuestIT lavora per l’immortalità dell’uomo?

«Non rispondo a questioni filosofiche. Sono un ingegnere informatico che sogna gemelli digitali di persone reali, animati dall’intelligenza artificiale. Delle vere opere d’arte, uniche, infiniti Dna digitali basati su tecnologie NFT che rappresenteranno la nostra identità ed eredità digitale. I prezzi agli inizi saranno di varie migliaia di euro. Ma poi scenderanno. L’importante è non pensare esclusivamente alla loro bellezza, ma alla funzionalità e al valore aggiunto che queste creature, misteriose e intriganti, potranno portare nella nostra vita».

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Il team festeggia i 15 anni di QuestIt

 

Cinzia Ficco

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