Le materie plastiche, onnipresenti nell’economia globale, sono oggetto di frequenti dibattiti, dal loro impatto sull’inquinamento marino alla loro riciclabilità. Tuttavia, il loro ruolo nel migliorare l’efficienza d’uso, come la riduzione del deterioramento degli alimenti e la riduzione delle emissioni di gas serra (GHG), viene spesso trascurato.
La plastica è spesso diffamata su argomenti come le perdite nell’ambiente, la tossicità, l’uso delle risorse, le emissioni di produzione e l’inquinamento degli oceani. Sebbene queste importanti considerazioni debbano essere affrontate, esiste un’opportunità per una prospettiva più equilibrata, basata su dati scientifici relativi al rapporto tra plastica e materiali alternativi.
Ricerche recenti utilizzano un approccio basato sul ciclo di vita per valutare in modo completo le emissioni di gas serra della plastica rispetto a materiali alternativi. Tra questi c’è il rapporto “Climate Impact of Plastics” pubblicato all’inizio di luglio 2022 da McKinsey & Co. Questo studio esamina il contributo totale dei gas serra della plastica rispetto alle sue alternative, compreso il ciclo di vita del prodotto (dalla culla alla tomba) e l’impatto dell’uso. L’obiettivo è contribuire al dialogo sulla scelta dei materiali e ampliare la base di fatti disponibile per la discussione in evoluzione sulla plastica.
La Carbon Footprint della plastica
Nel settore del packaging, il calcolo della Carbon Footprint consente di quantificare e gestire la quantità di anidride carbonica prodotta dalla fabbricazione e dall’uso degli imballaggi: essa di fatto rappresenta il primo passo verso la consapevolezza e di conseguenza la capacità di agire per avere una maggiore sostenibilità ambientale.

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La Carbon Footprint – che tiene conto delle emissioni di CO2 dirette (l’uso di energia elettrica o il gas per il riscaldamento di un’azienda) e indirette (produzione di beni o servizi che l’azienda utilizza) – viene espressa generalmente in tonnellate di CO2 equivalente, cioè prendendo come riferimento per tutti i gas serra l’effetto causato dal principale di essi, l’anidride carbonica (o biossido di carbonio), calcolato durante l’intero ciclo di vita del sistema in analisi: dalla fase di approvvigionamento delle materie alle diverse fasi di produzione e lavorazione, fino alla realizzazione del prodotto finito e al suo utilizzo e smaltimento.
Nella maggior parte dei casi, è la fase di produzione e fabbricazione del ciclo di vita del prodotto che rappresenta la maggior parte delle emissioni di carbonio, contrariamente alle credenze popolari sul trasporto. Contrariamente a ciò che molti pensano, la fase di produzione della plastica genera meno emissioni di gas serra rispetto ai materiali alternativi: molti studi indicano come la plastica abbia una minore impronta di carbonio rispetto ad altri materiali più tradizionali come il vetro, l’alluminio e la carta.
L’uso di plastica riciclata, in particolare, può avere un impatto positivo sulle emissioni di carbonio: i sistemi di riciclo che producono materie plastiche riciclate generano infatti meno emissioni rispetto ai tradizionali processi di estrazione delle materie prime. Integrare una maggiore quantità di plastica riciclata all’interno di prodotti e imballaggi (come l’utilizzo di PE rigenerato nel caso dei sacchetti di plastica) può quindi essere un modo efficace per ridurre la Carbon Footprint.
Il problema principale della plastica non è tanto il suo ciclo di vita, quanto quello di smaltimento: in Europa se ne ricicla solamente il 30%; il restante 70% viene incenerito (39%) o smaltito in discarica (31%), liberando sostanze tossiche nell’aria e nella terra. Anche per questo l’UE ha elaborato una strategia che propone di rendere tutti gli imballaggi di plastica riciclabili o riutilizzabili entro il 2030.
Il paradosso secondo Chris DeArmitt
Secondo lo scienziato esperto in polimeri Chris DeArmitt, che fa affidamento sulla veridicità delle analisi di valutazione del ciclo di vita (LCA, life cycle assessment), «la plastica è solitamente l’opzione più ecologica, migliore per l’ambiente rispetto al metallo, al vetro, al cotone e generalmente alla carta. Le agenzie governative negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Danimarca concordano tutte sugli studi LCA. Ovvero sul fatto che i sacchetti di polietilene monouso che utilizziamo oggi abbiano un impatto ambientale molto inferiore rispetto a potenziali sostituti come bioplastiche, carta, carta non sbiancata, cotone, o cotone biologico. L’altra soluzione green sono le borse in PP riutilizzabili (le borse di Ikea). Queste sono in realtà l’opzione migliore, purché vengano riutilizzate più volte».
Parleremo nella seconda parte di questo articolo di altre ricerche a sostegno del fatto che le materie plastiche sono fondamentalmente meno dannose per l’ambiente di quanto siamo stati indotti a credere.
Per ulteriori informazioni, puoi scaricare il report pubblicato a luglio 2022 da McKinsey & Co., “Impatto sul clima della plastica“. Il rapporto di 30 pagine è disponibile per il download gratuito.
Photo cover: iStock / Farknot_Architect
Fonti:
- https://www.mckinsey.com/industries/chemicals/our-insights/Climate-impact-of-plastics
- https://plasticsparadox.com/impact-litter-waste/
- https://www.focus.it/ambiente/ecologia/per-l-ambiente-e-meglio-la-plastica-o-il-vetro
- https://ec.europa.eu/environment/efe/news/ambitious-new-strategy-make-plastic-fantastic-2018-03-16_it
- https://www.preventedoceanplastic.com/recycled-plastic-an-undervalued-carbon-reduction-strategy/
- https://www.plastisac.it/news/2948/carbon-footprint-come-valutare-limpatto-ambientale-di-un-sacchetto