Con la sua piattaforma satellitare, Argotec è stata selezionata dalla NASA – attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana – per salire a bordo di due importanti missioni statunitensi: Artemis 1 e DART. In attesa del ritorno sulla Luna, previsto tra il 2025 e il 2026.
Argotec è un’azienda torinese (con sede anche nel Maryland, Stati Uniti) fondata da David Avino, 51enne di Foligno che sogna di doppiare Neil Armstrong. Ma solo per qualche giorno. «Sarebbe il giusto coronamento del mio percorso professionale: dalla cantina al cielo. Non le pare? Argotec, che richiama la missione degli Argonauti guidati da Giasone alla conquista del vello d’oro, non è altro che il risultato di nottate trascorse tra disegni e progetti in uno scantinato di casa dopo aver lavorato per alcuni anni in Francia, Belgio, Olanda e Germania come esperto di voli umani nello spazio».
Argotec realizza sistemi innovativi per il comfort degli astronauti e satelliti di piccole dimensioni, dotati di sistemi di Intelligenza Artificiale
Con un migliaio di dipendenti a cui se ne aggiungeranno cento entro il 2023 (quasi tutti intorno ai 30 anni), un fatturato che l’anno scorso ha raggiunto i 7 milioni di euro e per quest’anno supererà i 12 milioni, Argotec è una space company fondata nel 2008, con laboratori a Torino e dipendenti presso l’European Astronaut Centre (EAC) di Colonia, in Germania, che lavorano con l’Agenzia Spaziale Italiana. Nel 2020 Argotec ha esteso l’attività anche nella nuova base statunitense in Maryland per fornire prodotti e servizi al mercato americano e a un sistema di player sempre più vasto.
«Ricerca e innovazione – continua Avino – sono da sempre i fattori che caratterizzano la progettazione e lo sviluppo nelle due aree principali dell’azienda. Che sono: realizzazione di sistemi innovativi per il comfort degli astronauti e produzione di satelliti di piccole dimensioni, dotati di sistemi di Intelligenza Artificiale, grazie ai quali navigano in modo autonomo».
Con la sua piattaforma satellitare (Hawk), Argotec è stata selezionata dalla NASA – attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana – per salire a bordo di due importanti missioni statunitensi: Artemis 1 e DART.
Ma di preciso, qual è il ruolo di Argotec nel ritorno sulla Luna, che precederà di oltre un decennio lo sbarco su Marte?
«ArgoMoon – replica il fondatore – è l’unico microsatellite europeo, realizzato da Argotec, coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana, a volare a bordo del nuovo lanciatore americano Space Launch System (SLS) durante la sua prima missione Exploration Mission 1 (EM-1), rinominata da poco Artemis 1. Il satellite, che pesa quindici chilogrammi e ha le dimensioni di una valigetta 24 ore (20 x 30 x 10 centimetri) sarà in orbita per alcuni mesi e scatterà fotografie prima a circa 45mila chilometri dalla Terra, poi vicino alla Luna. Stiamo creando un sistema di telecomunicazioni che avvicinerà sempre più il nostro pianeta al suo satellite naturale. Le risorse per finanziare questi progetti sono quelli del Recovery Fund. Anche per lo sbarco su Marte il nostro impegno nei prossimi mesi si limiterà a creare infrastrutture».
Dopo aver volato in orbita lunare, ArgoMoon fornirà alla NASA delle immagini a conferma della corretta esecuzione delle operazioni.
«La piattaforma – continua Avino – completerà le sue operazioni attraverso l’utilizzo di un software per la navigazione autonoma e le manovre orbitali di rientro sulla Terra. Un traguardo importante per noi, considerando che sarà l’Italia a rappresentare l’Europa».
Nel 2015 infatti NASA ha aperto un bando per la partecipazione alla missione attraverso lo sviluppo di tredici microsatelliti. Tra le proposte vagliate dall’Agenzia Spaziale Italiana, dall’Agenzia Spaziale Europea e dalla NASA, è stata scelta quella di Argotec. Dei dieci satelliti ospitati dal vettore americano, 7 sono statunitensi, 2 giapponesi e solo uno europeo.
«L’unità satelliti di Argotec – chiarisce – si è occupata di ogni parte del progetto: dall’idea generale, alla progettazione di dettaglio, passando per la realizzazione, lo sviluppo e i test di integrazione. ArgoMoon è dotato di due ottiche: la prima a ristretto campo di vista, che permette di fare foto con un’elevata risoluzione, e la seconda dal campo di vista maggiore, che fornisce al computer di bordo delle immagini da elaborare per la navigazione autonoma».
La difesa planetaria
Altrettanto importante per l’azienda aerospaziale italiana è LICIACube, che prende parte a DART, la prima missione di difesa planetaria della NASA. «A fine settembre questo microsatellite è stato l’unico testimone dello storico impatto tra una sonda e un asteroide, nonché il primo oggetto italiano a raggiungere un target così remoto nello spazio (14 milioni di chilometri dalla Terra). LICIACube è l’unico contributo richiesto da NASA al di fuori degli Stati Uniti alla missione DART, per verificare la possibilità di deflettere l’orbita di un asteroide durante un impatto. La collisione di un asteroide con la Terra è un rischio concreto. Ne sono dimostrazione le numerose comunicazioni delle agenzie spaziali che di frequente analizzano la traiettoria di questi corpi celesti, pronti a diventare per noi minacce concrete».
Da alcuni anni Argotec è anche impegnata nella realizzazione di 40 microsatelliti destinati all’Earth Observation, che verranno integrati nel progetto IRIDE, promosso dal Governo italiano.
Come si diceva all’inizio, Argotec lavora anche per rendere confortevoli le missioni agli esploratori.
«Nel 2015 con la Lavazza – ricorda – siamo riusciti a offrire un caffè espresso agli astronauti, costretti a vivere per tanto tempo in spazi ristretti e per niente comodi. Un’operazione che pensiamo di ripetere con altri prodotti e coinvolgendo altre aziende italiane di tutti i settori per mandare il made in Italy tra le stelle. Non escludiamo di aggiungere attività mediche e di training».
Argotec offre servizi innovativi che permettono alle aziende più intraprendenti di entrare nel settore dello Spazio.
«Il programma OpenSPACETM – conclude Avino – ha lo scopo di avvicinare le imprese, che ancora non operano nel settore, alla New Space Economy e magari incrementare il turismo spaziale, oggi un capriccio che solo i ricchissimi possono permettersi di soddisfare. Attraverso forme di collaborazione, inoltre, offriamo esperienza, know-how e servizi per sviluppare progetti e dare vita a nuove tecnologie che possano poi essere trasferite sulla Terra in forma di nuove applicazioni, servizi, brevetti».