Emanuele Rissone: «Tutto nasce da una conferenza a cui ho partecipato per caso. Oggi siamo un progetto industriale che valuta la quotazione in Borsa».
Con le loro foreste riescono a sequestrare CO2 trentasei volte più di quanto non faccia un normale impianto arboreo. Questo significa che i loro 260mila alberi equivalgono a 9 milioni 374mila alberi normali e fa comprendere quanto, sui tetti alle emissioni di anidride carbonica fissati per alcuni settori industriali, il team di Emanuele Rissone, imprenditore visionario (nato a Genova nel 1970 e milanese d’adozione), si sia portato avanti con il lavoro.
Si tratta della squadra che guida Forever Bambù, un progetto nella green economy che sta valutando la quotazione in Borsa per il 2023. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire la mission di questa realtà che in otto anni è cresciuta fino a raccogliere 1.650 soci in Italia e mezza Europa e nata per caso, dopo la presentazione ad Asti di un progetto da parte di un piccolo imprenditore, che voleva vendere le sue piante di Bambù Gigante.
Racconta Emanuele Rissone, presidente di Forever Bambù: «Un giorno un amico mi invita a una conferenza sul bambù gigante. Rimango affascinato da questa pianta quasi sconosciuta, dalle molteplici proprietà e subito mi faccio ispirare per creare un nuovo progetto imprenditoriale. Dopo quel giorno, comincio a cercare terreni abbandonati in tutta Italia per creare, intorno a un prodotto agricolo, un progetto industriale scalabile, replicabile».
Senza perdersi d’animo – ricordiamo che Rissone appena ventenne crea Vitamin Store, la catena che produce e vende integratori alimentari, la più grande d’Europa, venduta dopo ventitré anni a Enervit – li trova prima in Piemonte, a Casale Monferrato e Revigliasco d’Asti e più avanti in Toscana, a Chiusdino, Sovicille e a Castiglione della Pescaia, nel Grossetano. Proprio a Castiglione, Forever Bambù ha avviato la piantumazione di quello che sarà il più grande bambuseto d’Europa, una foresta di 103 ettari (ossia 1 milione e 30mila metri quadrati, pari a 144 campi da calcio) che dà lavoro a 35 contadini.
Il progetto Forever Bambù
«È un’idea – continua Rissone – che dedico alle mie due figlie di 10 e 12 anni e alle nuove generazioni. Voglio che abbiano un pianeta più pulito e accogliente. Con il nostro esclusivo protocollo agro-forestale contribuiamo all’azzeramento della CO2 e, avendo certificato questo risultato, aiutiamo le altre aziende a compensare la loro carbon footprint. Infine lavoriamo per creare una plastica non inquinante con un blend di bambù e polipropilene riciclato. Potremmo dire inoltre che Forever Bambù rappresenta un sistema, una filiera che parte dalla creazione di una srl agricola, con costi estremamente competitivi, recluta professionisti fino ad arrivare alla completa gestione delle piante, seguendone la piantumazione e la crescita fino alla vendita a maturazione raggiunta. È un modello di economia circolare definito, coerente e innovativo perché semplifica l’approccio al settore agricolo».
I numeri e il team
«Fino a oggi sono state costituite 29 società agricole, di cui sette startup innovative, con un capitale sociale complessivo di 20 milioni e che hanno piantumato 260mila piante su oltre duecento ettari con la partecipazione di oltre 1.650 soci. Nel 2017 è stata costituita la Forever Bambù Holding Srl che partecipa con tutte le società agricole create in questi anni».
Forever Bambù ha raccolto capitali anche grazie a due piattaforme di equity crowdfunding, Back to Work 24 e Opstart, che hanno avuto grande successo. «Abbiamo aderito anche alla campagna Onu Act Now per la sostenibilità individuale e attraverso l’app collegata “Aworld – Perché non esiste un pianeta B”, per ogni 5 tonnellate di CO2, risparmiate dagli utilizzatori dell’app aderenti alla challenge, abbiamo piantato una pianta di bambù gigante».
Accanto a Rissone ci sono Mauro Lajo, responsabile agronomico del gruppo nonché amministratore delegato, un pioniere italiano del carbon farming con grandi competenze nell’agricoltura biodinamica, e Roberto Pesce, financial coach e esperto di lunga data nello sviluppo delle risorse umane.
Alla base dei risultati in crescita – un fatturato di circa un milione, l’acquisizione di altre aziende agricole e l’interesse di realtà del settore internazionali – c’è la scelta di creare un protocollo di gestione dei terreni conforme ai dettami dell’agricoltura biologica, biodinamica e simbiotica. Per tutte e tre questi disciplinari Forever Bambù ha ottenuto – unica realtà in Europa – le certificazioni ufficiali.
Produzioni agricole innovative
«Siamo anche impegnati nella sperimentazione dell’agroelettrocoltura che sfrutta i campi elettrici e magnetici per migliorare la qualità e la resa delle nostre produzioni agricole. Tanti passi in avanti che hanno consentito di avere anche la certificazione dei carbon credits».
Forever Bambù collabora con l’Università degli Studi di Milano e con un centro studi che fa capo all’Università dell’Abruzzo per studiare ulteriori applicazioni del bambù a livello industriale. Un ambito a cui Forever Bambù guarda con attenzione è quello dell’edilizia e bioarchitettura. «Il bambù è infatti 50 volte più resistente della quercia, ma più leggero del cemento armato. La resistenza delle sue fibre alla tensione può arrivare a quasi due volte quella dell’acciaio, mentre la resistenza alla compressione supera addirittura quella del calcestruzzo».
Obiettivi futuri
«Mille ettari di bambuseti in Italia. Intanto stiamo valutando la quotazione in Borsa. Abbiamo registrato interesse da parte di realtà industriali di tutto il mondo. Vorremmo partner che lavorino nel settore plastiche innovative. Siamo diventati un punto di riferimento dell’economia green che non esclude la crescita. Ricordo che l’economia legata all’utilizzo del bambù ha sviluppato un fatturato globale di 72,10 miliardi di dollari nel 2019 con stime di crescita annua del 5% fino al 2025, con la prospettiva di raggiungere i 98,30 miliardi di dollari nel 2027. Non posso essere sicuro di dove saremo tra dieci anni, ma credo che se continueremo a unire le forze e indirizzarle verso il cambiamento, faremo qualcosa di meraviglioso per questo pianeta. Insomma, ci impegniamo per lasciare un segno. Intanto sogno il giorno in cui porterò le mie due bambine a passeggiare nella nostra prima foresta».
Photo cover: iStock / Adrian Bateman