Intervista a Paolo Pininfarina, dal 2008 presidente di un’azienda conosciuta a livello mondiale come sinonimo di bellezza, eleganza e funzionalità.
«In novantadue anni abbiamo disegnato più di mille automobili e, dagli anni 80 in poi, sviluppato più di seicento progetti di design in vari settori» spiega Paolo Pininfarina. «Peccato che in Italia si pensi a tutelare il food e non ancora il design. Un ministero dedicato? Sarebbe stato un premio per la creatività italiana».
Milioni di auto per le strade hanno il suo logo sulla carrozzeria. Pininfarina ha concepito alcune fra le vetture più amate che hanno fatto la storia dell’industria automobilistica, influenzando l’evoluzione della forma e anticipando le tendenze future: modelli unici, di serie, di stile, prototipi di ricerca. Ciascuno con un significato creativo, tecnico e industriale specifico.
Dal 2008 Paolo Pininfarina è presidente dell’omonima azienda, conosciuta a livello internazionale come sinonimo di bellezza, eleganza e funzionalità. Oltre alla collaborazione con aziende del lusso, dai marchi di supercar (Ferrari, Maserati e Alfa Romeo) e yacht (Princess e Oceanco), ai progetti residenziali (Cyrela e Excem Real Estate) e ai prodotti lifestyle (Visconti e LVMH), Pininfarina ha l’obiettivo di umanizzare l’innovazione e la tecnologia, creando progetti all’avanguardia ed esperienze per l’utente che uniscono mondi fisici e digitali.
«Innovare è tutto per noi – afferma Paolo – Se siamo arrivati ad avere oltre 90 anni è perché abbiamo fatto innovazione continua in tutti i settori in cui abbiamo operato. Di sicuro, l’Italia non è il contesto ideale per farlo. Ci sono altri Paesi che investono di più nell’innovazione. Tuttavia operiamo con partner con i quali riusciamo a costruire delle sinergie. Inoltre la nostra attività si svolge prevalentemente a livello internazionale. Se un aiuto potrà venire dal PNRR? Non penso che accederemo ai fondi del PNRR, se non indirettamente, per esempio, nel comparto della mobilità sostenibile. Il mondo del design e del business è e resterà molto globalizzato e dobbiamo ancora capire come il nuovo esecutivo si muoverà sul tema della globalizzazione. Il ministero del Made in Italy è una buona iniziativa, ma copre in modo prevalente settori specifici, come quello del food. A noi sarebbe piaciuto un ministero del Design, sarebbe stato un premio per la creatività italiana».
“Sii bravo e coraggioso” invita la frase di benvenuto del sito aziendale. E loro, a partire dal nonno del presidente, continuando con suo padre, hanno dimostrato di esserlo. Oggi l’azienda, fondata da Battista Pinin Farina e passata poi al senatore a vita Sergio, ha il quartiere generale in Italia – a Cambiano, vicino Torino, con 250 dipendenti – e sedi in Germania (Monaco di Baviera, 150 dipendenti), in Cina (Shanghai, 40) e negli Stati Uniti (Miami, 30).
L’innovazione di alta qualità vi ha portato numerosi premi: in Italia il Compasso d’oro più un’altra decina, tra quelli alla carriera e a prodotti specifici. Ce ne sono altri?
All’estero ci sono il Red Dot, il Chicago Athenaeum e poi tutti i riconoscimenti tributati nei Saloni dell’Automobile, per il design di esterni o interni di concept cars e vetture di produzione. Solo negli ultimi dieci anni abbiamo vinto più di 50 premi che hanno arricchito la nostra collezione di Cambiano. Quanto ai brevetti, sono depositati dai nostri clienti: per dare un ordine di grandezza, in 92 anni abbiamo disegnato più di mille automobili. Purtroppo la nostra attività per clienti italiani negli ultimi dieci anni si è ridotta forse per un atteggiamento di chiusura da parte dei centri di design, interni alle aziende italiane. E la chiusura non è mai positiva, perché l’innovazione nasce sempre da confronto e contaminazione tra esperienze diverse.
Com’ è il rapporto con le università italiane, i centri di ricerca?
Abbiamo rapporti consolidati con il Politecnico, Facoltà di Ingegneria e Architettura. Tra l’altro mio padre, mio fratello Andrea e io siamo tutti laureati in Ingegneria al Politecnico di Torino, così come alcuni rappresentanti della quarta generazione della famiglia. Abbiamo anche una partnership storica con il CNR e sul territorio collaboriamo con le scuole di design IED e IAAD di Torino, mentre per figure di tipo tecnico con l’ITIS Pininfarina di Moncalieri. I ragazzi sono preparati, ma manca la cultura trasversale, sono molto digitali e specializzati. Ci vuole tempo per formarli e integrarli nella realtà aziendale. Molti nostri dipendenti arrivano da scuole, centri di design e aziende estere per cui i nostri team sono molto internazionali. Seguo con attenzione l’evoluzione didattica di Ingegneria al Politecnico di Torino e condivido quanto dichiarato dal rettore Guido Saracco che ha parlato di margine di miglioramento e impegno per formare profili più multidisciplinari.
Il progetto dei sogni, quello nel cassetto a cui state lavorando?
Un sogno nel cassetto è la Pininfarina Academy, un ponte ideale tra le scuole e l’azienda, ma è un progetto in fase embrionale. A livello progettuale mi piacerebbe collaborare, nell’ambito della nuova cittadella aerospaziale, al design di una stazione spaziale in grado di garantire migliore qualità della vita e comfort agli astronauti fra qualche anno diretti verso Marte.
Un aneddoto legato agli inizi della Pininfarina?
Nel suo viaggio negli Stati Uniti nel 1920 a soli 27 anni, mio nonno, Pinin Farina, ebbe il talento e la fortuna di incontrare niente meno che Henry Ford, il fondatore della allora più grande casa automobilistica del mondo, che gli propose di diventare il direttore dello stile della Ford. Mio nonno ringraziò, ma rifiutò dicendo che aveva in mente di creare una sua azienda, cosa che peraltro fece dieci anni dopo, fondando la Carrozzeria Pinin Farina nel 1930.
Quali aziende vi fanno concorrenza in Italia?
Onestamente in Italia non esiste una casa di design organizzata e diversificata nella creatività come la nostra. In Pininfarina il valore della produzione annuale è di circa 70 milioni di euro e, a livello di gruppo, il valore aggiunto è di oltre 20 milioni di euro. Se qualcuno vuole approfondire la storia della nostra azienda può leggere i libri scritti negli ultimi anni. “Nato con l’automobile“, la memoria di mio nonno (edito prima nel 1986 e poi nel 1993) che ci fa conoscere l’uomo, la sua visione e l’identità dell’azienda. “Arte e industria” (edito nel 2000) che fotografa bene la realtà della Pininfarina alla fine del secolo scorso. Infine “Pininfarina 90 anni” (edito due anni fa) al quale ho dato un contributo personale con la recensione di oltre 130 automobili presentate dal 1990 al 2020.