Inizia a Desio, in Brianza, nel 1961, la storia di ALA GUIZZI, fondata da Antonio Guizzi, che accosta al proprio nome l’acronimo ALA (applicazione leghe austenitiche).
L’azienda fin da subito collabora con importanti industrie italiane e contribuisce allo sviluppo economico del Paese durante il boom economico. Oggi il core business di ALA GUIZZI è costituito dalla produzione di attrezzature saldate, fuse e misto fuso-saldato, manufatti in rete per trattamenti termici, parti di ricambio per forni, tubi radianti, muffole, coperchi e porte per forni, carpenteria in acciaio resistente alle alte temperature e alla corrosione. Sempre alla ricerca di soluzioni innovative e con l’ausilio di dispositivi di ultima generazione. A parlarci di ALA GUIZZI è Anselmo Guizzi, che riveste attualmente la carica di procuratore.
Come nasce ALA GUIZZI?
L’azienda ha origine dal 1961: nata da mio nonno, poi in seconda generazione a mio padre e infine a me. Inizialmente non ho seguito le orme di mio padre ed ero piuttosto proiettato verso altri settori della meccanica. Ho lavorato in un’altra società e ho fatto consulenza anche per alcune aziende americane. Questa attività nasce in maniera abbastanza rocambolesca, nel senso che negli anni ’60 – stiamo parlando del secondo dopoguerra – c’era carenza di materia prima. Sembra quasi una barzelletta rispetto a quello che sta succedendo adesso. Allora non si trovava l’acciaio inossidabile, mio nonno con il camion recuperava i residuati bellici perché erano composti di materiale pregiato: cassette delle munizioni, bombole di ossigeno, resti di cacciabombardieri, eccetera. Recuperava tutto il materiale che riusciva a trovare, per ottenere manufatti che servivano per andare avanti. Erano i primi passi verso i forni industriali con trattamento termico.
Com’è avvenuto l’ingresso nell’azienda di famiglia?
Un susseguirsi di eventi abbastanza importanti mi hanno portato a cambiare strada. La persona che era subentrata al posto di mio padre – che occupava il mio ruolo di procuratore – non ha avuto un comportamento molto corretto. La svolta è subentrata quando tra il 2012 è il 2014 ho avuto un grosso problema che mi ha fatto vedere la vita con occhi diversi. Mio figlio si è ammalato di neuroblastoma, un tumore maligno tra i più aggressivi. Anzi il più aggressivo in età prescolare. Da qui la mia vita cambia, sono costretto a dividermi tra due realtà: la battaglia per la vita di mio figlio e la battaglia con il procuratore prossimo alla pensione che aveva portato l’azienda a livelli molto bassi. Volevo continuare l’attività aziendale, però avevo un problema basilare da risolvere, dovevo vivere accanto a mia moglie. I medici ci avevano dato 20 giorni di aspettativa di vita per nostro figlio.
La svolta inaspettata
Poi la svolta: abbiamo incontrato delle persone fantastiche a Genova presso la struttura del Gaslini, dove mio figlio è stato sottoposto a innumerevoli cicli di chemioterapia e radioterapia, dopo il trapianto del midollo e un’asportazione chirurgica isolata. È stato un viaggio lungo 13 mesi, tra cui una parte di percorso sperimentale. Per poter sottoporlo alla sperimentazione, abbiamo dovuto firmare un protocollo insieme ad altri 25 genitori: mio figlio è quello miracolato. Adesso è sereno, gioca, studia, mi ritengo un padre molto fortunato. Ed è proprio mio figlio ad avermi dato la forza di lottare e prendere le redini dell’azienda. Durante il percorso presso l’ospedale Gaslini, quando ero arrivato alla disperazione, in preda ai pensieri di un’azienda che non puntava nella direzione giusta, mi sono lasciato andare un attimo. Vedevo mio figlio nella camera a tenuta stagna dell’autotrapianto, sembrava tutto fuorché un essere umano. Sembrava un sacchetto dell’umido, buttato lì. Mi è scappato una lacrima, mio figlio di solo 3 anni e mezzo, mi guarda e mi fa: «Perché piangi? Guarda che io guarisco». Da lì è stato come mettere la benzina nel motore, non mi ha fermato più nessuno: mi sono detto «se lui ha questa forza, io devo assolutamente celebrare questa forza con tutto me stesso».
Qual è il rapporto con dipendenti e collaboratori?
La fortuna è avere accanto i miei collaboratori. Sono i compagni di squadra, a prescindere dall’inquadramento lavorativo: la mia azienda è forte perché ho una squadra compatta. Con loro abbiamo quasi quintuplicato il fatturato del 2014. Giusto il tempo di fare il cambio di bandiera e ho avuto la libertà di fare emergere dai miei collaboratori il meglio. Abbiamo lavorato in sinergia, dato il tutto per tutto. Oggi l’azienda è solida, robusta, conosciuta e rispettata. In questo momento è una cosa di cui vado veramente orgoglioso.
Quali sono gli obiettivi attuali di ALA GUIZZI?
Porsi degli obiettivi è il focus di ogni imprenditore che abbia lo sguardo rivolto verso il futuro, al di là delle incertezze che questo possa riservare. L’obiettivo della nostra realtà si traduce in una semplice parola: «Creare nuove opportunità per giovani che abbiano passione nella meccanica». Questo è un argomento ostico, di difficile attuazione a causa della scarsa offerta che il mercato del lavoro propone e che spesso si traduce in cannibalismo tra imprese. Il nostro attuale intento è quello di interagire con il tessuto locale e periferico per stimolare – all’interno delle strutture formative – la preparazione di tecnici specializzati nella carpenteria a tutti i livelli.
Qual è la produzione e il posizionamento nei mercati internazionali?
Dal 2014 a oggi abbiamo effettuato cambiamenti consistenti per investire sui mercati esteri e cogliere tutte quelle opportunità che la precedente gestione aveva trascurato. Oltre ad attivare collaborazioni sinergiche con partner che sposano una filosofia che supera l’idea di concorrenza, abbiamo incrementato la gamma dei prodotti, pur mantenendo le medesime dimensioni aziendali, sfruttando al massimo la delocalizzazione di alcune attività interne verso fornitori esterni fidelizzati. Il tutto alimentato da un investimento pubblicitario nel web, attraverso manifestazioni fieristiche come Metal District: queste azioni ci hanno fatto crescere in maniera esponenziale, eccetto una lieve battuta di arresto durante la pandemia. Oggi, nonostante i conflitti bellici e le speculazioni selvagge tra materie prime ed energia, abbiamo ripreso la corsa verso nuovi obiettivi: puntiamo a raggiungere il miglior anno di sempre.
Come vi rapportate con i clienti?
Dal 2014 l’adozione di una nuova policy nelle relazioni esterne ha “svecchiato” e rinnovato il concetto di rapporto con il cliente. Oltre alla cura maniacale della qualità, per giustificare il nostro valore aggiunto abbiamo abbinato il concetto della puntualità espressa a tutti i livelli: questo ha reso più solidi i rapporti già esistenti e avvicinato nuovi clienti.
Quali sono i progetti futuri di ALA GUIZZI?
In primis investire su una nuova generazione di operatori: siamo disposti a formarli da zero con l’idea di avvicendare le nuove forze a quelle che dovranno cedere il passo per raggiunta età di pensionamento. Per quanto riguarda invece la produzione, è nel nostro interesse seguire con attenzione l’evoluzione del settore Automotive che, da qui al 2030, produrrà sicuramente un terremoto a tutti i livelli dell’indotto. Ma come in tutti i cambiamenti, verranno generate nuove opportunità che dovremo essere pronti a cogliere, a qualunque costo.