Italtherm, brand attivo nel settore dei sistemi di riscaldamento, è nato nel 2011 ma porta con sé un bagaglio di esperienza di quasi 50 anni, e oggi punta su ricerca e innovazione. L’impresa di Pontenure, nel piacentino, sta sviluppando pompe di calore e sistemi ibridi con il duplice obiettivo di abbattere le emissioni di anidride carbonica e diminuire gli importi delle bollette. Ce ne ha parlato il direttore commerciale e marketing, Matteo Chenet.
Italtherm è un brand nuovo, ma con un know how decennale. Come è (ri)nata?
Italtherm come brand è nato nel 2011: è stato fondato per volere di Paolo Mazzoni e di un gruppo di ex-dipendenti Hermann, azienda creata nel 1970 da Mazzoni stesso a Pontenure, in provincia di Piacenza. Ecco perché ha 50 anni di esperienza alle spalle. Nel 2007, con l’intenzione di aprire al mercato estero, Mazzoni, insieme al marchio di caldaie (e storico socio) Baltur, aveva deciso di cedere la Hermann a un gruppo internazionale leader mondiale di settore che tuttavia, invece di dare ulteriore impulso allo sviluppo dell’azienda come previsto, chiuse la produzione italiana delocalizzando in altri Paesi e licenziando i dipendenti dello stabilimento di Pontenure. L’azienda è però rinata dalle sue stesse ceneri: ricontattati da un gruppo di ex-dipendenti, Mazzoni e il socio hanno scelto di investire su un nuovo progetto e su un nuovo marchio, riaprendo lo storico stabilimento di Pontenure con la “nuova” Italtherm. Il tutto mettendo al centro della propria vision il rispetto per l’ambiente e per l’energia: attraverso lo sviluppo di tecnologie in grado di ottimizzare le fonti energetiche disponibili – integrando le fonti tradizionali con quelle rinnovabili – la gamma dei prodotti progettati dall’azienda si amplia continuamente.
Siete un’azienda in forte crescita. Quali sono le figure professionali che cercate?
L’organico conta oggi 160 dipendenti, quintuplicati rispetto al 2012, quando ce n’erano 30. Inoltre, nonostante le difficoltà legate alla pandemia e alla crisi economica, abbiamo continuato a investire e inserito circa 50 nuove risorse negli ultimi due anni. Ora abbiamo l’obiettivo di raggiungere nel corso del 2023 quota 170 dipendenti. In particolare, abbiamo una spinta che non accenna a fermarsi: sono sei le nuove posizioni aperte in Emilia Romagna.
Tra i vostri prodotti ci sono le pompe di calore e i sistemi ibridi. Quali sono i punti di forza?
Il mercato è sempre più orientato verso scelte sostenibili. Con il 2023 abbiamo avviato due nuove divisioni, per sviluppare e produrre soluzioni con tecnologia in pompa di calore e ibride. Le pompe di calore si basano sull’uso esclusivo dell’energia elettrica: l’aria o l’acqua vengono scaldate sfruttando il calore presente nell’atmosfera. Il possibile accoppiamento con un impianto fotovoltaico permette di abbattere il costo delle bollette. La pompa di calore dà il meglio di sé con temperature esterne non troppo rigide, quando l’abitazione ha un fabbisogno energetico non eccessivo e con bassa temperatura dell’acqua nell’impianto di riscaldamento. In termini economici, la convenienza è quindi evidente soprattutto al Centro Sud, dove in appartamento si raggiunge il -19% in bolletta e in una villetta autonoma il -10%: man mano che risaliamo la nostra Penisola, i costi invece possono crescere. A livello ambientale, l’impatto di una pompa di calore è notevole: in un appartamento con riscaldamento autonomo si abbatte la CO2 fino al 53%, mentre in una villetta autonoma fino al 49%.
E per l’ibrido?
Per quanto riguarda i prodotti ibridi, la soluzione più avanzata è rappresentata dal factory made che integra la tecnologia in pompa di calore (ottimale in climi temperati) e la tecnologia della caldaia a condensazione (adatta in climi freddi e umidi). Si adattano a qualsiasi impianto di riscaldamento e a qualsiasi zona geografica, riuscendo a garantire sempre un risparmio. Un esempio sono proprio gli ibridi da interno della gamma Hydrablock Hybrid che stiamo sviluppando. Specificatamente pensati per le applicazioni domestiche con una sola macchina di piccole dimensioni installata all’esterno dell’edificio, sono ideali sia per le nuove costruzioni che per le sostituzioni e soddisfano le esigenze di climatizzazione degli ambienti (caldo e freddo) e la produzione di acqua calda sanitaria. Il sistema ibrido decide autonomamente la fonte energetica più efficiente: pompa di calore o caldaia a gas. Le tecnologie ibride consentono di ottenere benefici sul fronte economico, inoltre permettono di ridurre al minimo le emissioni di CO2 con un calo fino al 54% in appartamento e al 52% in una villetta autonoma.
Il vostro reparto ricerca e sviluppo sta studiando sistemi alimentati parzialmente a idrogeno. Quali potenzialità ci sono?
Come Italtherm stiamo lavorando e lanceremo il nostro nuovo sistema ibrido splittato Hybrid E-volution, che unisce il meglio degli impianti di riscaldamento a condensazione e condizionamento in pompa di calore. È hydrogen-ready, quindi progettato per funzionare con miscele di gas metano e 20% di idrogeno, permettendo una riduzione di CO2. La pompa di calore del sistema ibrido splittato può essere abbinata a un impianto fotovoltaico, andando così a utilizzare energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Queste caratteristiche rendono le soluzioni Italtherm oltre che efficienti energeticamente, anche sostenibili a livello ambientale e con un forte contributo alla riduzione delle emissioni inquinanti. A rendere unico questo sistema è il software HEM (Hybrid Energy Management) che grazie ad un algoritmo intelligente è in grado di gestire autonomamente l’integrazione tra la pompa di calore e le altre fonti energetiche: facendo intervenire la tecnologia più conveniente in un determinato momento, analizza in tempo reale parametri quali la modalità di utilizzo dell’impianto, i costi di gas ed energia elettrica, la temperatura esterna e di mandata.
In Italia sono ancora attive caldaie molto vecchie, sia nel residenziale, sia nei condomini. Quanto ne guadagnerebbe l’ambiente se venissero tutto sostituite?
Ci sono circa 18 milioni di impianti risalenti a 20/30 anni fa nel territorio italiano e ne rimangono da sostituire circa 9 milioni per rispondere all’obiettivo – richiesto anche dall’Unione europea – di ridurre del 15% le emissioni. Con la sostituzione di questi apparecchi, riusciremmo ad avere un risparmio del 20% di CO2 e quindi un miglioramento dell’efficienza energetica. Grazie alla tecnologia possiamo rispondere a questa esigenza e, oltre a ridurre l’impatto ambientale, si riescono ad apportare anche notevoli vantaggi economici.