Intervista a Dimitris Petrotos, architetto greco formatosi a Firenze, inventore di una carrozzina innovativa che consente di abbattere le barriere architettoniche.
La tecnologia e l’innovazione spesso nascono dalla ricerca di una soluzione a un problema, e devono essere (spesso lo sono) al servizio dell’uomo per facilitare e alleggerire processi ed attività. Se poi servono a creare strumenti che semplificano l’inclusione sociale e la vita di tutti i giorni, hanno adempiuto completamente al loro compito. Con questa convinzione Dimitris Petrotos, architetto greco formatosi a Firenze, ha inventato Laddroller, una sedia a rotelle innovativa che consente di abbattere le barriere architettoniche e di assumere e mantenere la posizione eretta anche in movimento.
Da dove nasce questa soluzione innovativa che semplifica la quotidianità di chi non può camminare?
Da una storia un po’ triste dalla quale è nata un’idea interessante. Una cliente, per la quale avevo progettato e costruito una casa, ha avuto un’incidente automobilistico ed è rimasta sulla sedia a rotelle. Mi ha chiesto di riadattarle l’appartamento per essere indipendente. Interventi semplici, come abbassare la posizione degli interruttori o riadattare la cucina e il bagno che però avrebbero reso difficile la vita degli altri familiari. Perciò ho capito che avrei dovuto cercare una soluzione in senso contrario, anche perché il resto del tessuto urbano sarebbe rimasto, in ogni caso, poco accessibile.
In che cosa consistente l’idea innovativa di Laddroller?
Con le tradizionali sedie a rotelle, salire o scendere da un marciapiedi alto 15 cm è pericoloso e spesso rappresenta un ostacolo insormontabile. Laddroller invece, essendo una vera 4×4, supera barriere architettoniche scavalcando il problema. Inoltre è una sedia stretta, questo permette di entrare anche negli ascensori di vecchia concezione. Per questo stiamo cercando di farla includere nelle tabelle tecniche, relative alla normativa per l’abbattimento delle barriere architettoniche, che sono in vigore in Grecia.
Ma questa non è la sola particolarità di Laddroller, vero?
Esatto. Laddroller è un ibrido tra un esoscheletro e una sedia a rotelle. Un’apparecchiatura che consente, con un solo gesto, azionando un joystick, di passare dalla posizione seduta a quella eretta, in un istante. Il risvolto psicologico è molto rilevante. Pensiamo alla possibilità di poter cucinare autonomamente e senza stravolgere l’organizzazione della casa o ad un genitore che va a prendere il figlio a scuola. Usare uno strumento come questo significa sentirsi davvero coinvolti nella società e stare meglio.
A che punto dello sviluppo del prodotto siete?
Stiamo facendo dei test di industrializzazione e contiamo di metterlo in vendita entro 6 mesi. Ovviamente si tratta di un prodotto che richiede sempre una personalizzazione in base al tipo di disabilità o di lesione che ha l’utente, ma posso dirti che abbiamo già una lista di attesa di circa 130 pezzi e contiamo di non far attendere ancora troppo chi ce l’ha richiesta. La sfida è che costi poco, stimiamo 9-10mila euro rispetto ai 30mila euro di sedie simili, che però non consentono di andare in giro mantenendo la posizione eretta. Laddroller ha altre caratteristiche che la differenziano da sedie a rotelle simili: è semplice da usare azionando soltanto due joystick, è di facile manutenzione, è smontabile e modulare così entra anche in un’auto media, è dotata di batterie con limitato consumo di energia e comunque, quando si scaricano, è possibile usare Laddroller anche manualmente.
È la tua unica invenzione?
In realtà, ho già depositato ben 3 brevetti per il meccanismo che consente il funzionamento della sedia, e altri 2 sono in corso riguardo al meccanismo di smontaggio della ruota anteriore che facilita il procedimento di sistemarsi con facilità. In un settore diverso, invece, sono in fase di brevetto i progetti per alloggi modulari componibili in 3 pezzi, utilissimi per chi ha bisogno di alloggi provvisori o in zone particolarmente difficili per conformazione geologica. Per queste soluzioni, di cui al momento non posso rivelare altro, abbiamo già stretto accordi con il Governo del Kenya.
Dunque le tue innovazioni sono al servizio della società. Da dove deriva questa spinta?
Non devo essere io ad affermarlo, ma in verità tante organizzazioni si sono rivolte al mio studio per i loro programmi di CSR. Resto un architetto e continuo la mia attività con il mio studio di architettura, e per questo ho una visione del tessuto urbano che mi porta a fare delle riflessioni per renderlo più accessibile e fruibile. Nel tempo libero quindi mi dedico a trovare soluzioni semplici a problemi che si fanno sempre più complessi.
Come alleni la tua capacità di fare innovazione?
Soprattutto viaggiando e guardando. Diverse culture affrontano, spesso in modo totalmente differente, un problema, grande o piccolo che sia, e la soluzione a volte può sembrare strana anche se interessante. Sono molto fortunato ad avere a disposizione i mezzi per sperimentare nel mio studio/laboratorio/officina sulle mie pazzesche idee. Penso che la spinta sia la mia curiosità più che altro, e il costante pormi delle domande sulla possibilità o fattibilità di una certa soluzione, fino a trovare la migliore, magari guardando il problema da una diversa ottica.
Hai ricercato anche materiali particolari per lo sviluppo di Laddroller?
Certo, cerco di utilizzare materiali leggeri ma robusti. Ho anche esplorato strade alternative, come l’anno scorso, quando abbiamo costruito una Laddroller in legno per una bambina di 5 anni, e ho scoperto che il fatto che fosse in legno la rendeva più accettabile, sia alla bambina che doveva usarla, che ai suoi compagni perché essendo il legno un materiale spesso usato nei giocattoli, dava alla bimba quasi un tocco di “stravaganza” che l’ha fatta sentire speciale.