“Quattro poteri” e “Mestieri”: i nuovi giochi di carte di Padre Stefano Prina che “riposano l’anima”.
Padre Stefano Prina, giovane frate dell’ordine dei Domenicani, si definisce un innovatore atipico. «Pur non trattandosi di innovazione di tipo tecnologico, la mia può comunque essere definita innovazione», spiega riferendosi al suo ruolo di inventore di nuovi giochi di carte.
Cosa l’ha condotta a ideare questi giochi?
La mia ricerca teologica si inserisce in un movimento che fa capo a Padre Giuseppe Barzaghi, che prende il nome di anagogia, entro la quale ho sviluppato il filone dell’ironia come chiave di lettura della Bibbia. L’ironia è una delle componenti che determina l’importanza del gioco. Avendo una formazione anche filosofica, ho voluto sottolineare l’aspetto di concretezza del gioco. Inoltre un nostro confratello, Padre Sertillanges, nel suo testo “La vita intellettuale”, scrisse che all’uomo retto non deve mancare la concretezza. Perciò, nel mio percorso di ricerca, il gioco ha il suo carattere di concretezza nell’aiutare a mantenere il benessere psichico dell’uomo. Anche San Tommaso parla di una virtù del gioco: la giocondità.
Un uomo completo dal punto di vista morale deve avere anche la virtù della giocondità e San Tommaso, sulla scia di Aristotele, la motiva. Così come il sonno è necessario per il ristoro del corpo, così il gioco lo è per l’anima: «È necessario fare uso di tanto in tanto di questi atti giocosi o scherzosi per il riposo dell’anima», scriveva Tommaso. Nell’ottica dell’innovazione, per me la produzione di giochi può essere più utile di quella di un farmaco per l’insonnia.
Quali sono quindi i giochi che ha inventato?
Il primo gioco che ho ideato prevede l’uso delle tradizionali carte da gioco francesi. È, di fatto, un gioco da tavolo, perché prevede l’utilizzo di un tabellone (benché realizzabile in proprio), diviso in quadranti, sul quale si dispongono le carte. C’è poi un regolamento da seguire per poter giocare. Il titolo del gioco è “Quattro poteri. Gioco di carte a trama per quattro persone”. Come dice il titolo, si tratta di un gioco a trama, il che lo rende simile a un gioco di ruolo, dove è possibile creare una trama narrativa, un racconto sempre mutevole. Il livello che ho creato prevede una serie di 2000 partite possibili, ma potenzialmente potrebbero essere aggiunti altri livelli.
L’altro gioco invece prevede l’uso di carte apposite, più grandi di quelle standard perché su di esse vi sono alcune annotazioni. Il gioco si chiama infatti “Mestieri” e le carte recano una serie di informazioni sui mestieri, come il numero di addetti, il coefficiente di fluttuazione del settore e vari parametri di diversi ambiti lavorativi, come possono essere quello finanziario, immobiliare etc. È un gioco di strategia e le carte sono illustrate con uno stile che ricorda quello delle azioni del ‘900.
Qual è la caratteristica principale dei suoi giochi?
Alla base delle migliaia di giochi che esistono, molti dei quali basati sullo stesso meccanismo del celebre Monopoli, c’è la concorrenzialità che si trasforma in bramosia di accaparrarsi qualcosa che è dell’avversario. In questo modo, il gioco diventa un ‘coccolare’ certe attitudini che non sono proprio positive per l’uomo. Può invece esserci un modo di riposare l’anima che costruisca e anzi si poggi sui nostri pregi piuttosto che sui nostri difetti. Nel caso del mio gioco “Quattro poteri”, esiste sicuramente l’antagonismo tra i giocatori ma nessuno di loro deve portar via qualcosa all’altro, la concorrenzialità è nel giocare bene la propria partita. Questo perché, dato che a ogni giocatore viene assegnata una modalità di gioco differente, il giocare bene significa attuare bene la relativa strategia. Dipende dalla bravura dei giocatori.
Come sta divulgando questi giochi?
In questa fase li sto testando e rodando in piccoli circoli, in modo da far emergere eventuali difetti e difficoltà e migliorare il funzionamento.